Palazzo Pubblico

Sede del governo e degli organi istituzionali

Atrio

Dominato dall'ampio scalone in pietra che conduce alla balconata del piano ammezzato e ai piani superiori, è caratterizzato da uno stile sobrio ed elegante. L'alto soffitto, costituito da un impalcato in legno policromo, e il fregio decorativo, che corre tutto intorno, smorzano l'austerità delle pareti in pietra e conferiscono unità all'ambiente. Sulla parete di sinistra è appeso un imponente Stemma barocco della Repubblica, in pietra arenaria, che un tempo ornava la facciata del vecchio Palazzo; a destra, sotto lo scalone, un busto bronzeo raffigurante Giosuè Carducci, opera del cesenate Tullo Golfarelli, ricorda l'insigne poeta che il 30 settembre 1894 pronunciò l’orazione inaugurale del nuovo Palazzo.

Decorano la parete dello scalone d'onore, assieme alle diverse lapidi dedicate a illustri personaggi sammarinesi e stranieri, due balestre da posta cinquecentesche, ultime superstiti di una originale e florida produzione locale. In fondo, sulla parete opposta all'ingresso, si aprono le porte dalle quali si accede agli Uffici della Segreteria Istituzionale e alla Sala delle Udienze, dove i Capitani Reggenti ricevono gli ospiti importanti e, periodicamente, i cittadini.

Ammezzato

E' il piano intermedio fra il piano terra e il piano nobile, dal quale si diparte la balconata che si affaccia sull'atrio.

Vicino alla porta che conduce al locale oggi adibito a Sala Stampa, una piccola tempera murale, realizzata su disegno di Francesco Azzurri, ricorda la liberazione della Repubblica dall'occupazione del Cardinale Giulio Alberoni, Legato Pontificio in Romagna, conclusasi il 5 febbraio 1740, giorno consacrato a Sant’Agata, che da allora venne elevata al rango di compatrona della Repubblica. Nel dipinto, meglio conosciuto come "lapide alberoniana", il cardinale Alberoni è raffigurato nel grande albero minaccioso che Sant'Agata, effigiata come una stella, colpisce con un raggio di luce disseccandolo e troncando il ramo da cui pende il suo cappello cardinalizio.

Si sono voluti rappresentare così, tanto il fallimento dell’aggressione della Repubblica, quanto la fine della brillante carriera del Cardinale, che infatti nel conclave del 1740 non fu eletto papa, come sperava. L'opera, come testimonia la iscrizione sottostante, è dedicata a quei personaggi che si adoperarono attivamente presso la curia romana per restituire l’indipendenza al territorio sammarinese. Accanto alla lapide è stato collocato il busto marmoreo di Papa Clemente XII che, nell’occasione, si adoperò affinché i sammarinesi potessero riconquistare la pace e la libertà perduta.

Sala del consiglio dei XII

E' una piccola sala di rappresentanza in stile cinquecentesco, la cui porta di ingresso reca l'iscrizione: "Animus in audiendo benignus" (Cortesia nelle udienze).

Ospita una delle più splendide e più note immagini del Santo Marino, raffigurato mentre benedice la sua città che regge in mano. Tradizionalmente attribuito al Guercino, il dipinto è stato recentemente riconosciuto come opera del suo allievo e collaboratore Bartolomeo Gennari (1594-1661).

Sala del consiglio grande e generale

Destinata allo svolgimento delle attività parlamentari di San Marino, ospita gli scranni dei 60 consiglieri e il trono dei Capitani Reggenti che ne presiedono le assisi.

E' dominata dalla grande tempera murale che rappresenta L’apparizione di San Marino al suo popolo, dipinta da Emilio Retrosi nel 1894. Il Santo è raffigurato alle falde del monte Titano nell'atto di lasciare ai Sammarinesi il suo ideale retaggio di libertà e indipendenza; alla sua destra sono effigiati i due Capitani Reggenti circondati dai maggiorenti del Titano e da alcuni armati; alla sua sinistra il popolo e i rappresentanti delle varie corporazioni.

Le decorazioni murali che ornano le altre pareti sono opera dei pittori senesi Pietro Lolli, Giuseppe Rossi e Carlo Merlini, scelti appositamente dall'architetto Azzurri. Sulla parete opposta alla tempera del Retrosi, in alto, si apre la Tribuna per il pubblico, dove al centro spicca una bella immagine allegorica della Repubblica; sotto la tribuna un monumentale camino in pietra con gli stemmi dello Stato e dei nove Castelli sammarinesi, scolpito dall'artigiano sammarinese Marcello Reffi.

Sala dello scrutinio

L’attuale edificio si erge sul luogo ove anticamente sorgeva il vecchio Palazzo denominato Domus Magna Comunis, costruito verosimilmente alla fine del secolo XIV che, dopo aver subito ripetuti restauri e consolidamenti, fu abbattuto alla fine dell’Ottocento perchè minacciava rovina.

È la sala dove semestralmente si svolgono le operazioni di spoglio delle schede per la nomina dei capitani reggenti. Sulla parete sono presenti due dipinti secenteschi raffiguranti Giovanni Battista e san Marino lapicida.

Vestibolo

Proseguendo lungo lo scalone d'onore, si incontra l'ambiente su cui si aprono la Sala del Consiglio Grande e Generale e la Sala del Consiglio dei XII.

Fra le due porte di accesso alla Sala del Consiglio Grande e Generale è possibile ammirare da vicino il trittico ceramico che originariamente ornava la torretta dell'orologio. Realizzato nel 1894 dal ceramista romano Guglielmo Castellani su disegno dell'artista sammarinese Pietro Tonnini il trittico, gravemente danneggiato dalla seppur breve esposizione agli agenti atmosferici, fu rimosso nel 1922 dalla sua sede e sostituito da uno identico in mosaico, commissionato ad una ditta specializzata di Murano.

Secondo la tradizione l'opera raffigura i Santi Leo, Marino e Agata, ma l'inconsueta veste da soldato romano con la quale viene presentato Marino pone qualche dubbio sulla corretta lettura del dipinto. Più probabile sembra l'ipotesi avanzata di recente che identifica nel santo al centro S. Quirino, eletto protettore della Repubblica fin dal 1547. L'ipotesi sembra altresì confortata dal fatto che il Santo Marino è comunque 'presente' sulla facciata del Palazzo raffigurato nella bella statua in bronzo, modellata da Giulio Tadolini.

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